La storia di Carlo Pertini e gli scandali del calcio moderno

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    Saint Seiya Intimate Glory

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    Carlo Pertini è stat un famoso centravanti, ha vissuto la sua carriera tra la fine degli anni '60 a metà anni '80, dopo la sua carriera calcistica creò un'azienda che fu coinvolta in un giro malavitoso, tale situazione fu la causa del suo trasferimento in Francia dove visse un periodo della sua vita in totale anonimato. Il disastro più grande accadde quando il figlio Diego, (promettente calciatore), morì per un tumore al cervello senza vedere esaudito l'ultimo desiderio di vedere sua padre per l'ultima volta. I suoi problemi di salute divennero ancora più gravi quando gli diagnosticarono una grave forma di glaucome che gli causò la quasi completa cecità dell'occhio sinistro e la seria compromissione di quello destro. Nel 2000 scrisse la sua prima biografia "Nel fango del dio pallone", dove denunciò la pratica del doping negli anni in cui era calciatore, (in particolar modo negli anni 60/60 dove il doping era veramente dilagante). Negli anni a seguire pubblicò un altro libro "Il calciatore suicidato", dove ci fu un'accurata indagine sulla morte del calciatore Diego Bergamini. Nel '99 stava già progettando un altro libro, pubblicato poi dopo i precedenti due, s'intitola "I Pallonari" dove Petrini fa un'indagine molto più accurata sullo scandalo del calcio scommesse degli anni '80, in seguito poi ci furono altre pubblicazioni, (tutte made in Kaos Edizioni), "Senza maglia senza bandiera", "Scudetti dopati", "Le corna del diavolo", "Un calcio nei coglioni", "piedi nudi" e "lucianone da Monticiano". Il suo impegno nel sociale è stato veramente grande e, nonostante siano passati gli anni, a me sciocca ancora un po' sentire dichiarazioni sconvolgenti fuoriuscire dai suoi libri come: "Padonavo i il traffico di droga", "i ricatti alla fiorentina", "il boss Luciano Moggi" etc. etc. Non ci sono parole per descrivere la mia amarezza, c'è solo la comprensione che quasi sempre la competizione può diventare un gioco a perdere e non solo per chi la fa, ma anche per chi la vive a 360°. Distruggere il concetto del "vincere ad ogni costo" non sarà una cosa semplice per le nostre future generazioni, anzi, sarà una cosa quasi impossibile visto i nostri fallimenti in merito. E credetemi se vi dico che questa cosa non è presente solo nel calcio, (seppur più diffusa), ma risiede anche in altre discipline sportive, ad esempio ho testimonianze di un mio amico d'infanzia che pratica karate da quando teneva 6anni, egli non perde un'istante nel testimoniare il suo disprezzo verso la competizione nel karate e nel manifestare la sua profonda insoddisfazione verso questo enorme fallimento della competizione.
     
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